IL LIBRO,
EPISODIO “LO SMOKING”
“Lui” indossa bene sia lo smoking…
ANCHE LE POLO DI RALPH… mica le lacoste.
Non finisce così, il racconto non è neanche iniziato.
C’è un guardaroba intero costruito in tanti anni che “Lui” è capace di vestire bene. Il guardaroba di un Uomo come “Lui” ha un capo d’abbigliamento per ogni occasione. Non gli piace il marrone, ammesso che nel suo guardaroba fosse esistito un abito completo marrone (ORRORE) mai lo avrebbe indossato dopo le dodici. La divisa preferita, giacca blue, quella tonalità stile autista ATAC, pantalone grigio, risvolto due centimetri, camicia bianca o righine, Qualche concessione al celeste e col collo con i bottoncini. Altrimenti sempre collo inglese, non quella chiavica del francese. Blue o celesti chiaro le righine. Meglio se di Ralph o robe del genere. Poi nel guardaroba di “Lui” ci sono altri abiti. Quelli intangibili ma che fanno le differenze tra Uomini e il resto dei bipedi.
Quegli abiti che formano le persone nella sostanza, che costruiscono caratteri. Che permettono di capire come va il mondo e passare sempre per coglione*****. “Lui” in cima alla sua montagna adora guardare il panorama innevato. In silenzio, senza pensieri. Libero nella mente e nel pensiero. Una posizione di privilegio rispetto a quelli che s’affannano nelle umane, meschine attività. E qui ci sta, nel suo pensiero, la citazione di Morrison, alla quale fa subito eco un’altra. Mai confondere gentilezza con debolezza.
La gentilezza è una scelta.
La debolezza una dote.
Se hai questa dote non la perderai mai.
Infine ci metterei anche un paio di brani di Pirandello.
Uno quello delle facce, l’altro quello delle anime.
SEGUE…
Il raccontino così ben iniziato, prosegue con questo stile.
…“Sono dalle stesse tue parti per un mio set di foto, ci vediamo? Mi piacerebbe salutarti.”
“Lui” sfruttò il vantaggio della amicizia pro.
Si diedero appuntamento per un incontro amicale.
“Lui” è un serpente a sonagli…
Appena si avvicina col sorriso sulle labbra e la gioia di incontrare un amico
si protende a lui…
(NON È IL VENETO DELLE MIE TELEFONATE, È UNO CHE ESISTE PER DAVVERO, PERÒ, Orazio? )
per un abbraccio fraterno e fa scivolare il Malese da dentro la manica e glielo pianta nello stomaco con la forza del movimento del passo in avanti e dell’abbraccio.
Lo guarda negli occhi godendo dei suoi rantoli, godendo della sorpresa e del terrore che legge negli occhi…
Certe note stonate si lavano con il sangue.
Non doveva, l’ha fatto e non si è accorto di aver pestato una merda più grande di lui.
Smetterà di giocare con le macchine.
In proposito dell’uso del Malese. AD 2019
https://illibroharmattan.wordpress.com/2019/11/03/il-libro-il-pugnale-malese-extra/#more-100